domenica 4 dicembre 2011

gira che ti rigira


Frammenti del diario di una banconota di 200 euro datati novembre 2011. In quegli anni, prima che le transazioni fossero concluse con i tappi di coca cola (dal 2032) e poi con i tappi di coca cola light (dal 2098, a causa dell'obesità mondiale), la moneta corrente si chiamava Euro, in onore dell'Europa, quell'antica regione che oggi occupa circa 2/3 del territorio del Vaticano.

Sono una banconota. Ho vissuto mesi interi in un caveau di Milano insieme a migliaia di miei simili. Quando la Guardia di Finanza veniva a cercarci non dovevamo fare altro che fischiettare e guardare da un'altra parte per fargli credere che non eravamo lì ma in qualche paradiso fiscale. E loro ci cascavano. Un biglietto da 200 euro, uno che la sa lunga, mi ha detto che era merito di un giochino chiamato scatole cinesi.

Era strano fare quella vita; prima di stabilirmi a Milano passavo di mano in mano, giravo il mondo, vedevo posti sempre nuovi e facevo muovere l'economia. Poi il letargo. Forse il nuovo tizio che mi possedeva aveva così tanti soldi da non sapere neppure di avermi. Oppure semplicemente non pagava in contanti ma regalando ministeri.

Una mattina di dicembre dell'anno scorso, però, mi sono risvegliata in un'altra casa: ora mi trovavo sul conto corrente di un onorevole che aveva barattato la sua fedeltà per me e per una manciata di mie sorelle. Mi vergognavo a stare con lui; per fortuna quella stessa sera è andato a puttane per festeggiare la sua “promozione” e mi ha ceduto ad un altro padrone. Da una puttana ad un'altra puttana.

Qualche giorno dopo mi sono svegliata tutta intorpidita, come se mi avessero arrotolato su me stessa; ero ricoperta di una polverina bianca ed avevo tracce di muco sui bordi. Non capivo dove mi trovavo; quando ho ripreso conoscenza ho capito di essere in Grecia perché un tizio stava per pulirsi il culo su di me: diceva che non valevo più niente. Anche se a pensarci bene poteva tranquillamente essere l'Italia... Mi ha risparmiata perché anche lui alla fine mi ha barattato con una scopata.

Non so come, ma poi finisco in Vaticano. Bene, mi dico, adesso potrò fare del bene a chi ne ha bisogno. E invece mi ritrovo coinvolta in una speculazione segreta dello Ior. Armi, riciclaggio...Pensavo che il Vaticano fosse cambiato da quella volta che ho passato 3 ore nella cassetta delle offerte accanto alla tomba di Renatino De Pedis nella chiesa di S. Apollinare. Mi sbagliavo.

Sono di nuovo accalcata in una pila di banconote. Sento che sono già stata in quel posto, l'odore è lo stesso. Sì, è il caveau di Milano. L'unica differenza è che ora ci sono più banconote. Una sera esco insieme ad altre compagne, ci infilano nel cassetto di una villa dal cui scantinato arrivano urla sguaiate di una festa. Sicuramente si tratta di una cena per bene. La busta in cui mi infilano viene prelevata a tarda notte e consegnata ad una ragazza. Capisco solo queste parole: “Mi raccomando, per tutti sei la nipote di Mubarak, non fare cazzate!”.

Adesso dove mi trovo? Non so come mai, ma dopo tanti giri sono di nuovo ritornata nello stesso caveau. Gira e rigira ritorno sempre qui. Ritorniamo tutte sempre qui. A novembre ero destinata a partire per una compravendita di parlamentari in vista di non so quale votazione, ma stavolta mi hanno rifiutato. Pare che il mio padrone non sia in tiro come una volta... Domani dove sarò? Non so...l'unica voce che gira è che da domani anche il mio padrone dovrà ricominciare a pagare con le banconote: i ministeri sarà qualcun altro a regalarli
da .lo starnuto