Mio nonno si chiamava Fernando , classe 1911, noto per la gente del quartiere ," Il Fantini", che poi era il suo cognome , qua in toscana usiamo spesso chiamarci per cognome, mettendoci sempre davanti l'articolo , maschile o femminile. Era padre di tre figlie, in ordine di nascita, la Fiorenza , la Franca e la Fabrizia. La Fiorenza è la mia mamma.Di lui ho tanti ricordi in tempi ristretti , perché l'ho conosciuto nel '63, anno in cui sono nato e l'ho perso nel '71, anno in cui mi ha lasciato . Mi raccontano che era un comunista credente,una persona gioviale e per la famiglia sempre presente. Ancora oggi nel piazzale e nelle stradine del quartiere dove abitava lui , le persone lo ricordano e quando mi vedono esclamano sempre..."ah ma te sei i nipote del Fantini !! ". Si, in quel quartiere ancora ci si parla, ci si saluta e ci raccontiamo storie,insomma ci chiacchieriamo, sembra un isola felice in questo mondo strano , ma non so quanto durerà, perché anche lì le persone stanno cambiando di anno in anno.Anche mio nonno era un chiacchierone, un amicone, lo soprannominarono " il Fantini per le scale", perché prima di tornare a casa dopo il lavoro , si fermava sempre a trovare gli amici, a parlare fra i gradini di quelle scale , di quei palazzi , di quel quartiere. Io sono contento di aver preso molto da lui. Ha visto la guerra e mi raccontava che oscuravano i vetri delle finestre durante il periodo dei bombardamenti ,ha visto i ponti di Firenze crollare, ha visto pure i tedeschi sotto casa sua . La Lula era un cane che aveva regalato a mia mamma , ammalata di poliomielite ( a quei tempi era molto facile ammalarsi) , così tanto per tenerle compagnia. Un giorno la Lula sparì e dette la colpa ai tedeschi che se l'erano mangiata. Anni dopo Beppino detto i " Guanni " gli confidò che se l'era mangiata lui , perché erano gli anni della miseria .Poco prima della mia nascita ebbe una trombosi cerebrale e io me lo ricordo che viaggiava sul triciclo , la bicicletta a tre ruote , perché dopo rimessosi dalla malattia non ebbe più l'equilibrio di una volta e camminava con le stampelle.Mi ricordo che quando ero malato mi teneva spesso compagnia e mi leggeva il Conte di Monte Cristo e il libro Cuore, mi ricordo che sempre quando tornava a casa mi regalava i cioccolatini ,comprati al bar dove andava a giocare a carte. Mi ricordo che mi regalò la prima bicicletta , azzurra di marca Atala , con i copri raggi fatti di elastici colorati , un po' femminile , ma a me "mi garbava tanto". Mi ricordo che quando si guastava me l'aggiustava sempre lui , perché prima della trombosi aveva avuto una bottega di biciclette. Mi ricordo che spesso a tavola facevamo a gara a chi finiva prima la minestra, lui la mangiava sempre soda , perché il brodo gli andava sempre di traverso. Era un gran fumatore e aveva qualcosa alla gola che non funzionava più bene. Mi ricordo che spesso la sera rimanevo a dormire nel suo lettone , io nel mezzo , mia nonna a sinistra e lui a destra . Guardavamo un po' la televisione , che poi lui con una specie di telecomando fatto da un interruttore a peretta collegato con un filo lungo al trasformatore , ad una certa ora spegneva. Durante la notte mia nonna russava, lui scoreggiava. Sono stato il primo nipote e per giunta maschio , in quella sua famiglia di tutte donne, sarà stato per questo che gli stavo simpatico , ma anche a me stava simpatico lui .Mi faceva ridere specialmente quando d'estate faceva, in quel di Igea Marina, le sabbiature ,diceva che ricoprirsi di granelli di sabbia calda faceva bene alle ossa, alla pelle e allontanava i dolori.L'ultima volta che l'ho visto mi ha salutato da dietro una vetrata di un padiglione dell'ospedale di Careggi con la sua mano tremolante , quello di fronte alla maternità. Là, mentre tanti stavano per nascere ,lui se ne è andato , stroncato da un tumore e dall'ennesima trombosi cerebrale.Di lui mi sono rimaste , oltre i ricordi belli , tante foto e un vecchio orologio fermo alle ore 19.20 di quel giorno li che, ora voglio far aggiustare e indossare.
domenica 14 febbraio 2016
Il mi nonno
Mio nonno si chiamava Fernando , classe 1911, noto per la gente del quartiere ," Il Fantini", che poi era il suo cognome , qua in toscana usiamo spesso chiamarci per cognome, mettendoci sempre davanti l'articolo , maschile o femminile. Era padre di tre figlie, in ordine di nascita, la Fiorenza , la Franca e la Fabrizia. La Fiorenza è la mia mamma.Di lui ho tanti ricordi in tempi ristretti , perché l'ho conosciuto nel '63, anno in cui sono nato e l'ho perso nel '71, anno in cui mi ha lasciato . Mi raccontano che era un comunista credente,una persona gioviale e per la famiglia sempre presente. Ancora oggi nel piazzale e nelle stradine del quartiere dove abitava lui , le persone lo ricordano e quando mi vedono esclamano sempre..."ah ma te sei i nipote del Fantini !! ". Si, in quel quartiere ancora ci si parla, ci si saluta e ci raccontiamo storie,insomma ci chiacchieriamo, sembra un isola felice in questo mondo strano , ma non so quanto durerà, perché anche lì le persone stanno cambiando di anno in anno.Anche mio nonno era un chiacchierone, un amicone, lo soprannominarono " il Fantini per le scale", perché prima di tornare a casa dopo il lavoro , si fermava sempre a trovare gli amici, a parlare fra i gradini di quelle scale , di quei palazzi , di quel quartiere. Io sono contento di aver preso molto da lui. Ha visto la guerra e mi raccontava che oscuravano i vetri delle finestre durante il periodo dei bombardamenti ,ha visto i ponti di Firenze crollare, ha visto pure i tedeschi sotto casa sua . La Lula era un cane che aveva regalato a mia mamma , ammalata di poliomielite ( a quei tempi era molto facile ammalarsi) , così tanto per tenerle compagnia. Un giorno la Lula sparì e dette la colpa ai tedeschi che se l'erano mangiata. Anni dopo Beppino detto i " Guanni " gli confidò che se l'era mangiata lui , perché erano gli anni della miseria .Poco prima della mia nascita ebbe una trombosi cerebrale e io me lo ricordo che viaggiava sul triciclo , la bicicletta a tre ruote , perché dopo rimessosi dalla malattia non ebbe più l'equilibrio di una volta e camminava con le stampelle.Mi ricordo che quando ero malato mi teneva spesso compagnia e mi leggeva il Conte di Monte Cristo e il libro Cuore, mi ricordo che sempre quando tornava a casa mi regalava i cioccolatini ,comprati al bar dove andava a giocare a carte. Mi ricordo che mi regalò la prima bicicletta , azzurra di marca Atala , con i copri raggi fatti di elastici colorati , un po' femminile , ma a me "mi garbava tanto". Mi ricordo che quando si guastava me l'aggiustava sempre lui , perché prima della trombosi aveva avuto una bottega di biciclette. Mi ricordo che spesso a tavola facevamo a gara a chi finiva prima la minestra, lui la mangiava sempre soda , perché il brodo gli andava sempre di traverso. Era un gran fumatore e aveva qualcosa alla gola che non funzionava più bene. Mi ricordo che spesso la sera rimanevo a dormire nel suo lettone , io nel mezzo , mia nonna a sinistra e lui a destra . Guardavamo un po' la televisione , che poi lui con una specie di telecomando fatto da un interruttore a peretta collegato con un filo lungo al trasformatore , ad una certa ora spegneva. Durante la notte mia nonna russava, lui scoreggiava. Sono stato il primo nipote e per giunta maschio , in quella sua famiglia di tutte donne, sarà stato per questo che gli stavo simpatico , ma anche a me stava simpatico lui .Mi faceva ridere specialmente quando d'estate faceva, in quel di Igea Marina, le sabbiature ,diceva che ricoprirsi di granelli di sabbia calda faceva bene alle ossa, alla pelle e allontanava i dolori.L'ultima volta che l'ho visto mi ha salutato da dietro una vetrata di un padiglione dell'ospedale di Careggi con la sua mano tremolante , quello di fronte alla maternità. Là, mentre tanti stavano per nascere ,lui se ne è andato , stroncato da un tumore e dall'ennesima trombosi cerebrale.Di lui mi sono rimaste , oltre i ricordi belli , tante foto e un vecchio orologio fermo alle ore 19.20 di quel giorno li che, ora voglio far aggiustare e indossare.
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