Il caso Battisti unisce la sinistra ,il centro , e soprattutto la destra . Questo e' accaduto l'ultima volta nel 2002 con la legge 156 sul finanziamento pubblico dei partiti . Mai una volta che siano uniti per risolvere i problemi veri dell'ITALIA ! A Ignazio La Russa che si fa' portavoce con il tricolore al vento per l'estradizione di Battisti dedico questa nota:
L'eversione di destra negli anni '70
Nel 1969, allo stillicidio di spedizioni neofasciste con raids di violenza nelle scuole e nelle università si sovrappone l’esplosivo. Nel 1969 vengono compiuti in Italia 312 attentati con bombe: fra questi quelli all’ufficio istruzione dei tribunali di Milano e Torino, alla Fiera Campionaria di Milano e ai treni della notte fra l’8 e il 9 agosto. Dal 1969 al 1975 vengono compiuti in Italia 4384 atti di violenza contro persone o cose, ispirati tutti da una manifesta matrice politica. L’85% di questi fatti si svolge in appena 16 province su 94, soprattutto a Roma, Milano e Torino. L’83% di tutti i fatti di violenza politica accaduti in Italia dal 1969 al 1975 è dichiaratamente opera della destra eversiva, che negli stessi anni consuma 63 omicidi su un totale di 92 assassini politici. Dal 1969 al 1975 in Italia vengono compiute quasi tutte le stragi che dal 1969 al 1982 sono responsabili del 42% delle persone morte per fatti di terrorismo. Il 12 dicembre 1969 a Milano esplode, nella sede di piazza Fontana della Banca nazionale dell’Agricoltura, una bomba che uccide 17 persone e ne ferisce 88. Il 22 luglio 1970 un treno di lavoratori per ragioni sindacali diretto in Calabria viene fatto saltare in aria nei pressi di Gioia Tauro: muoiono 6 persone e ne restano ferite 50. Il 31 maggio 1972 a Peteano una macchina imbottita di esplosivo uccide 3 persone e ne ferisce 2. Il 17 maggio 1973 davanti alla questura di Milano Bertoli aziona una bomba, uccidendo 4 persone e ferendone12. Il 28 maggio 1974 in piazza della Loggia a Brescia muoiono 8 persone e 94 rimangono ferite per l’esplosione di una bomba. Il 4 agosto 1974 nei pressi di Bologna viene fatto saltare in aria il treno Italicus e vi muoiono 12 persone mentre 105 risultano ferite. Accanto alle violenze e agli attentati, all’eversione di destra sono da ascriversi per gli anni che vanno dal 1969 al 1975 molti altri fatti di chiara importanza per una strategia di dichiarata sovversione. Dall’estate del 1970 alla primavera del 1971, Reggio Calabria è infiammata da una rivolta popolare, ispirata e diretta dai "boia chi molla" della destra con presenza cospicua di noti elementi di Avanguardia nazionale. A più riprese, poi, si cercherà di inserire questi conati di piazza nella realtà milanese dove tenteranno di operare alcuni dei protagonisti di Reggio. Inizia anche la stagione dei golpe. Il primo è fissato per l’Immacolata del 1970 quando il principe Borghese di notte vuole mettere i propri uomini al Ministero dell’interno, alla Rai e al Quirinale. Con Borghese per questo golpe saranno, in un lontano futuro rispetto al dicembre 1970, equamente processati anche esponenti di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. Ma il golpe fallisce perché a un certo punto della nottata il principe Borghese riceve una telefonata che annulla gli ordini già impartiti e le prime operazioni già avviate. I reduci dall’avventura di Borghese non si fermano e vanno avanti fino a tutto il 1974 a programmare piani d’attacco contro il sistema istituzionale. Queste manovre si svolgono prevalentemente a Roma, dove il gen. Miceli, capo dei servizi segreti, aveva avuto qualche sentore dei movimenti di Borghese, e dove nella trama cospirativa s’è trovata traccia di cattolici legati ad ambienti del Vaticano e di individui collegati alla massoneria, come denunciato alla magistratura romana dal Ministero dell’interno nel 1974 e 1975. Si è anche parlato di un golpe di destra che doveva realizzarsi a Roma nell’agosto 1974 dopo la strage dell’Italicus, ma che poi viene accantonato a seguito delle dimissioni in quell’agosto del presidente americano Nixon. Intanto, nel 1974-75, altre trame eversive di colore golpista di destra vengono sviscerate dai giudici di Padova durante il processo contro la Rosa dei Venti e dai giudici di Torino durante il processo contro Edgardo Sogno.
Per quanto attiene la tattica delle azioni diverse dalle stragi eseguite dai neri certo è che dal 1969 al 1975 i terroristi di destra uccidono 20 persone e non ne feriscono nessuna, consumano 2156 violenze (come pestaggi o atti di guerriglia), rivendicano esplicitamente 133 attentati a cose e persone mentre con una certa sicurezza sempre ai neri vengono attribuiti 1 339 attentati non rivendicati. Sembra, quindi, che in questi anni comportamentalmente il terrorismo di destra abbia avuto connotati "squadristici" come il fascismo del 1920-22: per tipo e numero di azioni compiute prevale l’uso della violenza diretta, contro gli avversari politici. Notevole è il ricorso al tritolo usato in abbondanza, di notte, essenzialmente contro le sedi di partiti o organismi democratici. Escluse quasi del tutto da ogni assalto sono le persone e le sedi delle forze dell’ordine. Su 11 sequestri di persona compiuti dai terroristi in genere dal 1969 al 1975, nessuno è da ascriversi ai neri; sono invece le organizzazioni clandestine di sinistra ad utilizzare il veicolo pubblicitario nuovissimo del sequestro politico di dirigenti d’azienda o capi-reparto. In merito alle organizzazioni che hanno firmato le azioni del terrorismo nero, certo è che dal 1969 al 1980 esse sono state in tutto 171, ed almeno l’80% di esse ha operato nel periodo 1969-1975. La gran parte di questi gruppi ha concentrato, anche per il periodo indicato, la propria attività su Roma e, in misura molto più ridotta, su Milano. Il rapporto fra gli attentati rivendicati dai neri (133) e quelli loro attribuiti (1339) dimostra che il terrorismo di destra ha scelto di gran lunga l’opzione dell’"azione coperta", ovverossia del fatto terroristico non dichiarato né come autori né come finalità. Molto raramente, per il 1969-1975, le azioni terroristiche dei neri risultano firmate da Ordine Nuovo o Avanguardia Nazionale. Spessissimo, accanto a sigle tanto sconosciute da sembrare di puro comodo, appaiono le firme dei Giustizieri d’Italia o delle Squadre d’azione Mussolini, che il 26 gennaio 1969 a Milano compiono il primo atto terroristico rivendicato dalla destra contro un palazzo che ospita più organismi ed enti democratici. Dal 1969 al 1974 nella sola Milano 80 attentati sono consumati dalle Sam. In questa organizzazione mutava Giancarlo Esposti la cui morte, avvenuta in un conflitto a fuoco coi carabinieri in Abruzzo mentre Esposti ben provvisto di esplosivo pareva dovesse calare su Roma per la festa della Repubblica, sarà commemorata da Avanguardia nazionale. Numerose sono le sigle di gruppi eversivi di destra che compaiono per appena il tempo di scoppio di una bomba. Tale comportamento deriva ovviamente in parte da manovre difensive di depistaggio delle indagini. Molti attentati sono opera del misteriosissimo Ordine nero. Sotto questa sigla si compiono dal 1974 al 1976 (nei tre anni di cui di essa si ha notizia) e soprattutto nell’Italia nel Nord, 32 attentati, di cui ben 21 consumati nel solo 1974. All’ambiente di Ordine nero vengono ascritte due stragi, quella di piazza della Loggia a Brescia e quella del treno Italicus nei pressi di Bologna. Sono in totale 22 le persone che muoiono a causa di Ordine nero, sull’identità dei cui aderenti ancora oggi non si hanno buone certezze. Nello stesso mondo della destra eversiva feroci sono sempre rimaste le polemiche sulle origini e le finalità di Ordine nero: alcuni guardano ad una filiazione da Ordine nuovo di cui Ordine nero ripete le iniziali simboliche On; altri credono a un gruppo spontaneo; alcuni pensano che noti gruppi eversivi abbiano deliberatamente scelto, proprio per allontanare da se stessi ogni responsabilità, un sistema per rovinare Ordine nuovo, fino ad allora non compromesso in fatti di sangue; altri, infine, vi vogliono vedere la mano di chissà quale servizio, segreto o non. Ordine nero rimane quindi un’entità pressoché sconosciuta; gli attentati a suo nome sono, quindi, "azioni coperte", rivolte contro la inerme popolazione civile fra la quale devono produrre uno stato d’allarme generale su cui innestare un movimento militare. Le vicende personali di personaggi importanti come Graziani, Massagrande, Borghese, Delle Chiaie, che riparano alcuni in Grecia altri in Spagna, pongono il problema dei contatti diretti , negli anni 1969-1975, del terrorismo nero con l’Internazionale nera. Dalla Spagna franchista alla Grecia dei colonnelli non sono mancati aiuti espliciti o impliciti verso gli eversori nostrani di destra, sui quali ci sono stati pesanti sospetti di appartenenza a centrali internazionali o sovranazionali. Il problema che maggiormente si è posto sui movimenti della destra eversiva è stato quello dei rapporti fra terrorismo nero e stato. I processi contro i terroristi neri hanno messo in piazza vistose compromissioni personali che hanno attraversato sia zone del potere politico che aree del potere amministrativo. L’esemplificazione maggiore dei rapporti col terrorismo nero da parte di organismi dello stato è costituito dall’aiuto fornito dai servizi segreti italiani agli imputati del processo per la strage di piazza Fontana. Giannettini viene aiutato finanziariamente quando ripara all’estero. Inoltre: dopo che il giudice istruttore di Milano ha richiesto la cattura di Pozzan (un bidello padovano), i servizi italiani prendono Pozzan e lo portano in Spagna dove a Madrid lo consegnano a Delle Chiaie, anch’egli all’epoca latitante e ricercato proprio per il processo su piazza Fontana. Ma è perlomeno ambiguo l’atteggiamento che il potere esecutivo ebbe contro il terrorismo di destra dal 1969 al 1975. L’affare viene lasciato in gestione quasi esclusiva ai magistrati, i quali, però, per il sistema processuale-penalistico in vigore, non hanno una competenza diffusa in tutta Italia né a loro volta sono diretti da un organismo unitario. Il governo, però, si astiene in quegli anni dal creare un organismo unitario di polizia che compia indagini in tutta Italia e quindi abbia effetti propulsivi sui processi intanto sparpagliati fra mille giudici.
Nel biennio 1974-75 l’eversione di destra fu però attraversata da una crisi profondissima. Nel dicembre 1973 il Ministro dell’interno con proprio decreto sciolse coattivamente Ordine nuovo. Nella seconda metà del 1974, i servizi segreti, in sintonia con chiare direttive politiche, attivarono fonti confidenziali che dettero risultati concreti contro gli autori del golpe Borghese. I giudici di Torino e di Padova iniziarono in quegli anni decise istruttorie su scala nazionale contro l’eversione di destra. Per queste procedure giudiziarie, i capi storici di Ordine Nuovo, Graziani e Massagrande, ripararono all’estero. Stefano Delle Chiaie, capo indiscusso di Avanguardia nazionale e con recapito fisso per quegli anni in Spagna, limitò i suoi lunghi e indisturbati soggiorni in Italia (nonostanti gli svariati mandati di cattura per fatti gravissimi) quando nel novembre 1975 iniziò a Roma il processo contro Avanguardia Nazionale con decine di arresti. Il 20 maggio 1974 Giulio Andreotti, in un’intervista al settimanale "Il Mondo", deplora le deviazioni dei servizi segreti. Termina da allora, il rapporto privilegiato degli eversori di destra con il Potere ufficiale. Ma la crisi più inarrestabile gli eversori di destra la vivono proprio dal loro interno. Arrivano in scena i nuovi militanti nati dopo il 1950. Queste generazioni, prima di ogni discorso politico particolare, respirano un’aria generale che dopo il 1970 è ormai di rottura irrisolvibile con il passato: l’eversione di destra, che ha sempre arruolato fra i giovani la quasi totalità dei propri quadri, non può più fare nuovi proseliti con discorsi infarciti soltanto dei miti di Salò o di Hitler. In più fortissima dopo il 1974 è la concorrenza dell’eversione di sinistra, che dilaga a macchia d’olio in molti parti d’Italia e che inizia a riscuotere notevoli successi anche a livello propagandistico. Per superare questo momento nel settembre 1975 in una riunione ad Albano nei pressi di Roma Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale si fondono e danno vita ad un gruppo unitario. Il nuovo gruppo aveva al vertice una Direzione politica nazionale da cui dipendevano una serie di Settori; a questa Direzione erano collegati organismi analoghi su scala regionale, provinciale e comunale. Il gruppo aveva una struttura operativa formata su linee verticali e articolata in linee orizzontali per compartimenti stagni che non comunicavano fra loro ma solo coi vertice, il quale aveva predisposto una serie di numeri telefonici che assicuravano i collegamenti fra i vari settori. Nel dicembre 1975 viene rinvenuto in un appartamento a Roma che fungeva da base per la nuova organizzazione un documento in cui si propugna apertamente la guerra rivoluzionaria contro il potere ufficiale; e fra le righe dello stesso si legge una reinterpretazione della figura del "soldato politico" a suo tempo mitizzata da Codreanu, che ora viene rivisitata sulla base di pensieri del presidente Mao e del Che Guevara. Nel luglio 1976 a Roma, Concutelli, capo militare di questo gruppo, uccide il magistrato Occorsio e compie una rapina per circa mezzo miliardo a danno del Ministero dei lavoro. Entrambe queste azioni hanno un valore rilevante per l’interpretazione del percorso dell’eversione di destra a partire dal 1975. Con l’uccisione di Occorsio, per la prima volta la destra eversiva intende dichiaratamente colpire un simbolo dello stato, oltre che consumare una vendetta personale con la punizione pubblica di una persona vista come nemica. Con la rapina da mezzo miliardo, gli eversori di destra tralasciano la via dei finanziamenti più o meno diretti e si dichiarano esplicitamente per atti di autofinanziamento, come rapine o sequestri di persona. Molto evidente in questi schemi di comportamento è il richiamo ai comportamenti dell’eversione di sinistra, che prima del luglio 1976 ha già compiuto rapine a iosa ed ha ucciso a Genova il magistrato Coco. Ma nell’autunno 1976, in conseguenza dell’assassinio di Occorsio, molti terroristi neri vengono arrestati; ed è soprattutto Ordine nuovo a vedere scompaginate le proprie fila, tanto che dopo quegli arresti non si avrà più notizia di On come tale, anche se alcuni ordinovisti rimarranno in attività. Pure An entra in difficoltà, non foss’altro perché il capo carismatico Delle Chiaie, finito il franchismo in Spagna, elegge a sede della propria attività l’America del Sud, dall’Argentina al Cile alla Bolivia, ovunque i militari al potere lo richiamino e lo accolgano per loro fini.
I bersagli delle azioni dei terroristi di destra dal 1977 in poi continuano a rimanere, nella stragrande maggioranza, le sedi di partiti ed organismi democratici. Calano, invece, gli atti di violenza come pestaggi o forme di guerriglia urbana che, se sono stati 2156 negli anni 1969-1975, risultano solo 740 dal 1976 al 1980. Ma, dal 1977 in poi, per la prima volta i terroristi neri attaccano direttamente e ripetutamente lo stato. Nella primavera 1979, fra aprile e maggio, con azioni rivendicate i terroristi di destra fanno esplodere a Roma bombe contro il Campidoglio, il carcere di Regina Coeli, la Farnesina, il Consiglio superiore della magistratura. Il 7 febbraio 1980 a Roma i terroristi di destra uccidono l’agente di Ps Arnesano, di guardia all’ambasciata del Libano. Il 2 giugno 1980 ancora terroristi neri uccidono a Roma il giudice Amato, uno dei pochissimi magistrati romani allora impegnato in processi contro i terroristi fascisti. Il 26 novembre 1980 latitanti neo-fascisti assassinano a Milano il brigadiere dei carabinieri Lucarelli. 11 5 febbraio 1981 a Padova terroristi fascisti consumano l’omicidio dei carabinieri Codotto e Maronese. Il 20 ottobre 1981 a Roma è il capitano di Ps Straullu a cadere sottoi colpi dell’eversione di destra. Poi, dopo che in un conflitto a fuoco con la polizia è morto il terrorista Vale, a Roma — per esplicita e dichiarata ritorsione — il 6 maggio 1982 i neri uccidono l’appuntato di Ps Rapesta. Ancora a Roma il 24 maggio 1982 l’agente di Ps Galluzzo è ucciso dai terroristi fascisti, mentre fa la guardia alla casa di un esponente dell’Olp. Sopra l’elemento punitivo sempre adorato dai fascisti, con queste azioni i terroristi neri vogliono soprattutto e disperatamente difendersi. Mentre l’eversione di sinistra li incalza e li sovrasta per qualità ed effetti pubblicitari, essi tentano di stroncare le possibilità concrete degli organismi statuali di venire a capo anche dei movimenti dell’eversione di destra. Nello stesso tempo, è direttamente lo stato che viene assunto dai neri come un nemico da abbattere. La riprova di un atteggiamento generale sulla difensiva è data dall’assassinio, perché "traditori", dei neofascisti Mangiameli e Perucci, effettuato dai terroristi di destra nel gennaio 1981 a Roma. In raffronto agli anni 1969-1975 gli attentati a cose e persone consumati dai terroristi di destra nel periodo 1977-1980 nella sostanza non diminuiscono né crescono, segnando così, in un certo senso, una stasi nello sviluppo interno del terrorismo nero. Aumentano, però, considerevolmente gli attentati rivendicati esplicitamente da organizzazioni di destra: mentre le azioni rivendicate sono state solo 133 dal 1969 al 1975, esse salgono a 482 per gli anni dal 1976 al 1980. Più o meno stazionari rimangono, poi, gli attentati attribuiti alla destra con ragionevole sicurezza: 1164 dal 1976 al 1980 contro i 1339 dal 1969 al 1975. Anche nel periodo dal 1977 in poi, le sigle usate dalle organizzazioni di destra per consumare azioni terroristiche sono numerose e, il più delle volte, ricorrenti per un solo episodio. Questo proliferare di nomenclature ha essenzialmente valore strumentale per nascondere gli autori di crimini e depistare le indagini. Ma, lo stesso, questa frammentazione vale come sintomo di uno sfrenato impulso al protagonismo. Le nuove organizzazioni della destra eversiva mantengono intanto fortissimi legami internazionali con gruppi analoghi. Ma, nel mutato clima internazionale segnato anche dalla caduta del franchismo in Spagna e dei colonnelli in Grecia, questa volta i rapporti riguardano: luoghi tradizionali, come la Gran Bretagna, la Francia, la Germania occidentale, dove i neri riparano quando inseguiti in Italia; i nuovissimi luoghi caldi della scena internazionale, come il Libano dove alcuni estremisti di destra nostrani frequentano campi d’addestramento della Falange libanese, o il Sud Africa dove i terroristi neri lì nascosti entrano nelle guerriglie contro i negri, o la Bolivia e il Sud America in generale dove i militari al potere continuano, come nel dopoguerra, ad accogliere fascisti d’ogni risma e ne impiegano più d’uno contro le organizzazioni di sinistra locali. Il reclutamento degli adepti del terrorismo di destra per il periodo 1977-1980 continua a svolgersi quasi esclusivamente fra i giovani e soprattutto fra gli studenti e i sottoccupatl. Naturalmente, i terroristi neri pescano nell’area della Destra (anch’essa, però, in fase di autonoma riconsiderazione e ristrutturazione); ma, mentre fino al 1975 i vari Graziani, Giannettii, Rauti, Delle Chiaie, Signorelli hanno avuto un peso(quasi sempre esterno, ma a volte anche interno nella storia e nei percorsi del Msi) ora, dal 1976 in poi, nessuno dei nomi, per la gran parte di giovanissimi, che la stampa e i processi hanno indicato per i principali esponenti dell’eversione di destra, occupa posti di rilievo in quel partito. Fanno eccezione Delle Ghiaie e Signorelli (quest’ultimo fino al 1976 fece parte del Comitato centrale del Msi per poi venirne estromesso), imputati nei principali processi contro l’estremismo nero ma dopo il 1976 non esiste più traccia di un qualche rapporto fra loro due e il Msi . I gruppi del terrorismo di destra più significativi per gli anni dal 1977 in poi appaiono essere tre: i Nuclei armati rivoluzionari, Terza posizione e il Movimento rivoluzionario popolare. I Nar sembrano sprovvisti di un valido supporto ideologico che vada al di là della generica lotta al sistema e dell’immanente opposizione al governo di solidarietà nazionale, sorretto appunto negli anni 1977-1979 da Democrazia cristiana e Partito comunista. Più spesso i Nar appaiono come un polo d’attrazione e uno sbocco per i singoli che dall’area della Destra vogliano manifestare la loro volontà d’opposizione a tutto; i Nar, quindi, possono avere offerto una sigla allo spontaneismo armato e a gruppuscoli non organizzati in proprio per il terrorismo. La prima azione pubblica dei Nar è del gennaio 1977 con attentati dinamitardi contro Dc e Pci; dal 1978 al 1980 ai Nar sono attribuiti 8 omicidi e più di 100 attentati. Terza posizione, che si appoggia alle esperienze in Roma dei Comitati rivoluzionari di quartiere e dei Comitati popolari di lotta, si pone in alternativa alla destra ufficiale e tratta temi per quell’area decisamente nuovi, come i problemi della casa, dell’ecologia e della disoccupazione giovanile. Terza posizione dichiara di voler superare gli schemi politici tradizionali e, servendosi di un contropotere organizzato su scala nazionale, di voler arrivare ad uno "Stato di popolo". Il Movimento rivoluzionario popolare rifiuta l’etichetta di destra e rivolge un appello a tutte le forze rivoluzionarie per l’intensificazione di una pratica di contropotere che ricomponga l’unità della rivoluzione. All’Mrp sono attribuiti un’ottantina di attentati, fra cui spiccano quelli contro il Campidoglio, un carcere romano, la Farnesina e il Consiglio superiore della magistratura, tutti realizzati con grande impiego di esplosivi e non senza perizia. Questi gruppi dell’eversione di destra sono stati influenzati dal successo decisamente maggiore avuto dopo il 1975 dal terrorismo di sinistra . Dopo il 1977, il modello di organizzazione interna e le modalità delle azioni del terrorismo di destra ricalcano sempre più i sistemi della sinistra eversiva. Ma le differenze permangono notevoli; ad esempio, il 9 gennaio 1979 i Nar a Roma fanno irruzione nei locali di Radio Città Futura (un’emittente privata, esplicitamente inserita nell’area dei gruppi extraparlamentari di sinistra), distruggono il distruggibile e feriscono anche gravemente cinque donne che vi si trovano. Parrebbe a tutta prima da questo episodio che i neri abbiano ricopiato le tante irruzioni in partiti ed uffici privati compiute in quegli anni da estremisti di sinistra; invece, al fondo è ineliminabile il connotato squadristico (da fascismo vecchio stile) dell’operazione essendosi trattato di un’azione contro avversari di parte per un’egemonia di parte; ma naturalmente non va eluso il richiamo a quanto di squadristico in assoluto hanno saputo realizzare anche i gruppi terroristici di sinistra. I due terrorismi, poi, dopo il 1977 sono anche scesi in lotta aperta fra loro con numerosi scontri diretti in cui viene consumato più d’un omicidio. Molto interessante, però, è che i gruppi di destra hanno lanciato più volte proposte di tregua verso quelli di sinistra per unire le forze contro lo stato democratico. Ed è significativo che nel 1981 a Roma sia stato trovato un apparato logistico dove di armi e documenti falsi si rifornivano sia i terroristi di destra che quelli di sinistra. Sulla condotta e sulla tenuta in generale, poi, dei gruppi della destra eversiva, va detto che l’assenza di una chiara scelta ideologica per i terroristi di destra ha tagliato loro ie gambe anche rispetto alla possibilità di formulare un progetto politico preciso. Dalle azioni compiute dai terroristi neri dopo il 1977, infatti, non è dato di risalire ad alcun programma specifico che permetta perlomeno di intravvedere l’operatività di una strategia globale e diffusa. Per quanto attiene il tema-problema dei rapporti dell’eversione nera con il Potere dopo il 1977, accertato come tutti i capi dei servizi segreti italiani abbiano fatto parte della loggia massonica P2, il coinvolgimento di estremisti neri nella nebulosa P2 è avvenuto ai livelli più bassi come l’impiego di un terrorista nero per uccidere nel 1979 a Roma il giornalista Pecorelli. La comparsa sulla scena per legge di stato della figura del "terrorista pentito" insieme a un miglioramento delle strutture della polizia, ha provocato verso il 1980 la sconfitta militare anche del terrorismo di destra con abbondanza di suoi militanti in galera.
È la stagione del radicalismo, quella vissuta dal terrorismo di destra dal 1975 in avanti. Il fascismo epocale, quello di Mussolini, viene prosciugato di quasi tutti i suoi significati storici e viene idealizzato e dimensionato in una sorta di repulisti generale di questa società marcia e corrotta che attraverso la violenza deve essere riportata ad un ordine fascista intransigente. Il dato più appariscente di questo radicalismo della destra eversiva e senz altro fornito dal pullulare in essa della incultura della disperazione: come apertamente predicano i Nar, la pistola è uno strumento di morte e di potenza; l’arma è lo status symbol della liberazione dell’uomo forte. Questo nuovo fascismo ribadisce i valori della Tradizione e l’anticomunismo sfegatato, ma cobra il vecchio nazionalismo con accenti europei e con apprezzamenti verso le minoranze etniche rivoluzionarie, come gli irlandesi dell’Ira e i persiani in lotta contro lo Scià. Il disprezzo del capitalismo si specifica in un acceso populismo che viene presentato come il superamento del dilemma o marxismo o liberalismo.
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